In un piccolo centro di appena 7.000 anime si svolge una delle più grandi feste di tutto il Sud Italia: un’esplosione di luci e colori che incarna alla perfezione lo spirito del Salento.
“On peut souvent créer des révolutions sans les avoir cherchées”, si leggeva sulle luminarie durante la sfilata di Dior nel luglio 2020 a Lecce per la presentazione della collezione dell’anno successivo. Spesso possiamo creare rivoluzioni senza averle cercate è la traduzione di una frase letta e vista oltre 100 milioni di volte in ogni angolo del globo durante il primo défilé italiano della maison parigina.
Non c’è dubbio che possa essere considerata rivoluzionaria una passerella all’interno della barocca piazza Duomo, capace di unire uno dei brand più prestigiosi e conosciuti con l’antica arte salentina della tessitura al tombolo, mentre la musica e i balli tradizionali dell’Orchestra della Notte della Taranta accompagnavano le modelle lungo il perimetro disegnato con le luminarie, marchio distintivo di ogni festa religiosa di paese.
E non c’è dubbio che mai nessuno a Scorrano – paese per eccellenza delle luminarie ad appena 6 km dalla Dimora Storica Don Totu – avrebbe mai immaginato che una tradizione legata al culto di Santa Domenica si sarebbe trasformata in un richiamo per turisti da tutto il mondo. Una rivoluzione mai cercata ma oramai tratto distintivo del Salento e di quella cultura che ogni visitatore riconosce come inconfondibile.
Perché se è vero che non può esistere una festa religiosa senza una processione, è altrettanto vero che i festeggiamenti civili esigono le luminarie, la cassa armonica e la musica (tradizionale e non). E Maria Grazia Chiuri – Direttrice Creativa di Dior – parigina d’adozione ma salentina di nascita e nell’animo, è riuscita a tramettere questo mood, questo messaggio che ogni turista si riporta a casa dopo aver assistito agli innumerevoli festeggiamenti civili che allietano le serate estive nel Tacco d’Italia.
Ogni anno, nei primi giorni di luglio, anche un piccolo centro come Scorrano riesce a diventare una capitale, la capitale mondiale delle luminarie: con i suoi oltre 400mila visitatori, rendendola di fatto la più grande festa del Sud Italia. Come ogni festa patronale che si rispetti, anche questa attraverso la sontuosità vuole dimostrare la grande devozione che Scorrano ha per la sua santa, Domenica, che si narra intorno al 1600 sia apparsa in sogno a un’anziana signora comunicandole la sua decisione di voler diventare la protettrice del paese e promettendo di liberarlo dalla peste. La Santa, annunciando che gli ammalati sarebbero guariti, chiedeva come testimonianza della guarigione l’accensione di tante piccole lampade a olio su balconi e finestre.
Queste piccole lampade, che ancora oggi durante la festa i devoti accendono, nel tempo si sono trasformate e nel paesino ora si accendono le luminarie, le più belle luminarie mai viste: vere e proprie sculture di luci maestose che le mani degli artigiani dispongono per creare archi, rosoni, torri, castelli, gallerie o qualunque altra gigantesca composizione partorita dalla mente degli artisti, rendendo ogni anno la creazione dei giochi di luce il momento più atteso, il momento dei nasi all’insù, il momento in cui una moltitudine di persone aspetta con impazienza l’accensione delle luminarie e i successivi fuochi artificiali, altra peculiarità nel cui settore Scorrano è divenuta un’eccellenza mondiale.
Ogni anno una scenografia nuova, attesa da tutti, che mantiene vive le tradizioni. Perché non è una sorpresa che il Salento sia questo, una sana autenticità che rifugge gli effetti negativi della globalizzazione culturale. E la rivoluzione creata senza averla cercata, forse, è proprio questa.