Nell’Eneide, Virgilio ha raccontato della fuga di Enea da Troia al Salento, ma ancora oggi è aperta la contesa su quale fosse il luogo preciso dello sbarco tra almeno quattro località: Otranto, Porto Badisco, Castro e Leuca.

Le strade provinciali 87 e 358 percorrono il tratto di costa più suggestivo della penisola salentina, quello che va lungo il fianco orientale da Otranto a Leuca, dove sorge tra le innumerevoli meraviglie paesaggistiche uno dei simboli del Salento: il faro di Punta Palascìa, il punto più orientale d’Italia.
Mete imperdibili per camminatori, riders e ciclisti, nel 2006 queste zone sono state dichiarate dalla Regione Puglia area naturale protetta, legittimando così una bellezza millenaria evidente agli occhi di ogni visitatore o abitante di questi luoghi ricchi di storia.
Ed è proprio davanti a quelle falesie rocciose che Virgilio parla dell’approdo di Enea sulla costa italica. Nel terzo libro dell’Eneide – poema epico che narra la leggendaria storia dell’eroe troiano Enea, progenitore del popolo romano, dopo la caduta di Troia e la successiva fuga da Butrinto in Albania, nella parte settentrionale dell’Epiro antico – Virgilio racconta di Anchise, il vecchio padre di Enea portato in spalla dal figlio e dal nipote Ascanio, che riempie di vino una grande coppa e invoca gli dei del mare affinché concedano venti favorevoli. Nel mentre, le loro navi si fanno sempre più vicine agli scogli alti e minacciosi che cingono l’apertura del porto naturale che si trovava ai piedi di un monte, sulle cui alture si ergeva un grande tempio che gli abitanti del luogo avevano offerto alla dea Minerva, la Atena dei Greci.
Quale potesse essere questo porto naturale narrato da Virgilio è stata materia di dibattiti, storie e leggende per decenni. Per generazioni di uggianesi e di otrantini quel luogo era solo uno: Porto Badisco, da tutti chiamato semplicemente Porto Enea. Negli anni anche Otranto, Castro e Santa Maria di Leuca si sono intestate il prestigioso primato in base a non meglio precisati riferimenti letterari. Se, infatti, nella città di Otranto il culto della dea Minerva è stato ampiamente documentato, a Leuca si ritiene che un tempio a lei dedicato fosse stato eretto nel promontorio dell’odierno santuario.
Ma è nel 2007 che fu trovata quella che ad oggi viene considerata la prova definitiva. Il team del Prof. D’Andria, direttore della Scuola di Specializzazione in Archeologia dell´Università del Salento, aveva rinvenuto proprio a Castro i resti di un tempio con frammenti di una statua di divinità femminile e molte armi in ferro a lei offerte. E l’antico nome della cittadina, Castrum Minervae, non lasciava adito a dubbi: in quel tempio si venerava la dea guerriera Minerva.
Una prova certificata anche successivamente nel 2021 da La Rotta di Enea, uno dei quarantacinque Itinerari Culturali riconosciuti dal Consiglio d’Europa, che in ventuno tappe comprendenti Turchia, Grecia, Albania, Tunisia e le regioni del sud Italia, ripercorre il viaggio di Enea prima di approdare a Roma.
Per ora, quindi, la storia ufficiale dà il primato a Castro, il cui porto vecchio prende proprio il nome di “Porto di Enea”, un po’ come quello di Porto Badisco, a soli 15km di distanza, chiamato “Porto Enea” o semplicemente “Approdo di Enea”.
Se passate da quelle parti, dunque, fate attenzione ad aprire questa conversazione con gli abitanti del luogo: potreste ritrovarvi in mezzo a un dibattito infinito e appassionato…