Non solo tripudio di ornamenti barocchi: il viaggiatore che si spinge 
fino al capoluogo salentino scopre storie anche molto più antiche, 
come quella di Lupiae e Rudiae e dello scrittore Quinto Ennio, 
padre della letteratura latina.

Passeggiare per le vie di Lecce è un’estasi di dettagli che richiamano lo sguardo verso l’alto e schiudono la bocca dinanzi alla contraddizione inebriante tra lussuria e genuinità. I balconi dei palazzi, le cornici dei portoni, colonne, rosoni dipingono un paesaggio fitto e lussureggiante di intagli e decorazioni la cui magnificenza sembra apparentemente stridere con una terra dall’indole semplice, autentica. 
Queste anime, in realtà, sono facce di una stessa, sublime medaglia, che affonda le sue radici ben prima del periodo – tra Sei e Settecento – in cui Lecce pone le basi per divenire, unanimemente, la Capitale del Barocco. Cos’era, dunque, Lecce, prima di diventare la “Lecce” che tutto il mondo conosce?

Com’è ovvio, la città ha una storia molto più antica, antecedente alla guerra di Troia, circa 1200 anni prima di Cristo, in un’area come il Salento che risulta abitata sin dal Paleolitico medio per poi giungere alle civiltà messapiche. Grazie alla sua posizione strategica, infatti, la penisola diventa crocevia dei traffici di merci e persone da e verso la Grecia e l’Oriente. Va da sé che per i Romani la conquista di quest’area diviene una priorità, così che anche Lecce mantiene la sua centralità economicamente florida e culturalmente vivace. All’epoca la città si chiamava Lupiae, latinizzazione dell’originale toponimo greco Lupía che leggenda vuole connesso alla massiccia presenza di lupe nei boschi salentini, non a caso tuttora simbolo della città insieme all’albero di leccio.

Ma la curiosità che sfugge a tanti è che in epoca romana erano due i centri abitati vicinissimi tra loro a contendersi la leadership del territorio: Lupiae, appunto, e la “rivale” Rudiae. Anche Rudiae, infatti, era in precedenza una città messapica e si è sviluppata parallelamente a Lupiae con i propri edifici, strade, luoghi di culto, necropoli e persino un anfiteatro. Due città potenti, in qualche modo antagoniste a meno di 3km di distanza tra loro, che hanno maturato una vita sociale e culturale effervescente e incredibilmente avanzata per il periodo. Basti pensare che è proprio Rudiae il luogo in cui gli studiosi individuano il seme dal quale germoglierà tutta la letteratura latina dei secoli successivi.

È qui, infatti, che nel 239 a.C. nasce Quinto Ennio, scrittore e poeta considerato il padre della letteratura latina poiché per primo utilizzò il latino come lingua dotta in sostituzione del greco, con un processo simile a quello con cui Dante Alighieri e i poeti del Dolce Stil Novo secoli dopo sostituiranno il volgare italiano al latino. L’opera più importante di Ennio, gli Annales, fu il primo poema epico a raccontare la storia di Roma, dalla sua fondazione fino al 171 a.C., due anni prima della morte dell’autore. Un capolavoro che ha segnato un prima e un dopo nella letteratura latina e che verrà preso come modello da Virgilio per comporre l’Eneide, narrando la fuga di Enea – progenitore del popolo romano – da Troia e il suo approdo a Castrum Minervae ovvero l’odierna Castro, splendida marina a 15 minuti dalla Dimora Storica Don Totu.

Un cerchio invisibile tra arte e letteratura, dunque, quello racchiuso tra Lecce e il Salento che non si può ridurre al solo Barocco e di cui non abbiamo potuto che raccontare una minima parte.
Ma cosa rimane oggi dell’antica Lupiae e della Rudiae di Quinto Ennio? Entrambe insistono sostanzialmente sullo stesso territorio, quello dell’attuale comune di Lecce. Ma a differenza di Lupiae, che sotto i romani crebbe, si abbellì e si arricchì anche grazie alla costruzione di un porto artificiale per l’attracco di grandi navi da commercio ad opera dell’Imperatore Adriano (in quella che oggi è la marina leccese di San Cataldo), Rudiae cominciò un lento declino venendo progressivamente abbandonata.

Così, mentre di Lupiae possiamo ammirare delle autentiche gemme incastonate nel centro storico di Lecce come l’anfiteatro che si apre al centro di Piazza Sant’Oronzo o il teatro con la sua cavea semicircolare perfettamente conservata a pochi metri dal Duomo, l’antica Rudiae è diventata un vero e proprio museo a cielo aperto alle porte del capoluogo salentino. Un bellissimo parco archeologico di recente recupero e valorizzazione dove scorgere, accanto al grande anfiteatro, necropoli, tombe ipogee e porzioni delle fortificazioni messapiche oltre ai resti romani della viabilità e dei luoghi di culto.
Le esperienze di Lupiae e Rudiae, dunque, confluiscono nell’attuale Lecce andando a costituire due dei tantissimi tasselli che compongono l’identità di questa città, Signora del Barocco ma anche scrigno di culture antiche, perdute e poi ritrovate a beneficio di chi decide, spingendosi fino al Tacco d’Italia, di aprire una finestra privilegiata sulla storia delle popolazioni del Mediterraneo e il loro avvicendarsi.